Licenziamenti e flessioni

MI dispiace annoiare ancora un po’ i miei lettori che seguono il blog anche in italiano, ma a volte è necessario sfogarsi.

Una cosa che mi lascia perplesso ogni volta che la vedo, e questo succede relativamente spesso, è il modo in cui vengono gestiti i licenziamenti in Italia. A quanto vedo, anziché preservare il diritto generale al lavoro, in Italia si tende a preservare l’anzianità del lavoro.

Con un po’ di logica, se un’azienda è in crisi per una flessione del lavoro, ad essere licenziati per primi dovrebbero essere quelli che hanno mansioni sacrificabili (segretari, aiuti vari, …) non quelli che fanno il lavoro della ditta. Invece mi pare che spesso e volentieri, vuoi per i sindacati, vuoi per altre ragioni, ad essere licenziati sono quelli che osno stati assunti da meno tempo, anche quando questi sono gli unici a lavorare.

So già che molti parlerebbero di solidarietà sociale e del fatto che le persone più anziane farebbero più fatica a trovare un nuovo posto di lavoro, ma se questo può funzionare guardando solo al singolo lavoratore, trovo sia miope nel grande schema.

Riprendiamo l’esempio della ditta in crisi. Mettiamo che questa ditta si occupi di sviluppo software. Mettiamo che abbia una cinquantina di dipendenti, tra cui cinque segretarie e dieci programmatori, di questi programmatori due sono “vecchio stampo”, e non riescono a scollarsi da tecnologie Microsoft, per esempio.

Andando per anzianità, i programmatori vecchio stampo che sono là da una vita avrebbero un’anzianità tale da impedire il loro licenziamento, ma potrebbero essere un costo tale per l’azienda che il loro licenziamento potrebbe essere la chiave per poter tornare in attivo. In questo caso, sarebbe preferibile pure licenziare loro due piuttosto delle segretarie, no?

Dove voglio andare a parare? Beh in realtà non lo so neppure io. So solo che parlando in giro pare che per molti quello che devono fare i sindacati è evitare qualsiasi tipo di licenziamento. A mio avviso è un’idea completamente errata. Sicuro devono evitare licenziamenti indiscriminati e infondati, ma impedire qualsiasi tipo di licenziamento è un qualcosa che va ad intaccare l’interesse di tutti, lavoratori compresi. Se un’azienda in passivo non può licenziare qualcuno per tentare di alleggerirsi e tornare in attivo finirà col fallire e lasciare a casa tutti i dipendenti, non solo una parte.

Non lo so, forse sono strano io, ma penso che l’idea di fondo dovrebbe essere tentare di dare lavoro a più persone possibile, non evitare che le persone si ritrovino mai a dover imparare a fare qualcosa di nuovo. Forse sarò cattivo, ma chi si fossilizza è perduto. Non sto dicendo che una persona che ha passato la vita a fare l’operaio dovrebbe imparare a programmare per trovare un lavoro. Ma per esempio un programmatore non può dire che ha passato trent’anni a lavorare in COBOL e oggi deve poter lavorare solo in COBOL.

E pur non essendone contento, seguendo questo mio ragionamento capisco le aziende che decidono di assumere il meno possibile e piuttosto utilizzare eserciti di precari con contratti a termine. Almeno una volta finito il contratto non hanno il peso di dover tenersi dentro un fossile inutile o, peggio, dannoso.

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