Non scrivo spesso in italiano e so che il più delle volte è per lamentarmi, ma uno sfogo di tanto in tanto fa bene direi. Oggi appunto vorrei lamentarmi della società che si occupa della gestione di rifiuti e acquedotto nella maggior parte della provincia di Venezia, compreso dove abito io, ovviamente: Veritas.
Lo scorso ottobre, per una serie di ragioni troppo lunghe da spiegare, ho richiesto il subentro come cliente, prendendo il posto dei miei genitori, a cui erano intestate, separatamente, le bollette di acqua e rifiuti TIA. Ho anche deciso di richiedere contestualmente l’addebito bancario diretto, visto che altrimenti sono le solite opzioni: pagare con bonifico (€1 a colpo) o con bollettino postale (€1.2 e un viaggio fino alle poste che ovviamente sono aperte solo di mattina, o anche di più se si vuole pagare con carta di credito dal sito delle poste, sempre che funzioni).
Ad ogni modo, la richiesta viene presa in carico, e me ne rendo conto quando rientrano i soldi della cauzione pagata da mio nonno (l’originale intestatario della bolletta dell’acqua quando ancora si parlava di Aspiv). Anche dal sito della mia banca noto l’accettazione della domiciliazione bancaria sui pagamenti utenze, quindi vado tranquillo.
La prima bolletta arriva a Marzo, in cui risulta essere domiciliata, anche se mancano i dettagli bancari sulla fattura stessa, ma imputo la cosa a un errore di stampa, e la seconda bolletta pure. Finché un giorno non mi ritrovo una minacciosa lettera da Veritas che mi intima di pagare le due bollette arretrate. Ohibò! Controllo ed effettivamente il pagamento non è mai stato effettuato. Chiamo, la mattina successiva, per scoprire qual’è il problema. “Lei non ha fornito l’IBAN” “Guardi sono abbastanza sicuro di averlo fatto, ho qua la documentazione” “No guardi che se l’avesse fornito l’avremmo inserito quindi non l’ha fornito”.
Dopo aver provato a far capire alla non-proprio-gentile operatrice che se la mia banca mi indica che la domiciliazione è inserita, che il loro stesso sistema non mi fa ricevere i bollettini postali di pagamento, e che le fatture riportano che ho richiesto la domiciliazione, significa che c’è un problema a monte, decido di lasciar perdere e chiedo se può inserire lei l’IBAN per me. No, devo inviare un fax (nel 2010!)… oppure utilizzare lo Sportello Online. Oh bene, almeno qualcosa che funzioni, si spera. Effettivamente dal loro sito risulto mancare l’IBAN; visto che l’IBAN è diventato necessario per le domiciliazioni da non molto mi aspetto che sia un avviso apposito, e compilo il mio IBAN senza dubbi ulteriori.
Finché ieri pomeriggio non mi arriva una nuova fattura di Veritas, che mi fa notare che la precedente fattura non è stata pagata. E ancora una volta riporta la dicitura “_Secondo le disposizioni da Lei impartite, l’importo sarà addebitato salvo buon fine presso:
con codice ABI/CAB /._” . Testuali parole, si è tutto lasciato in bianco.
Oggi chiamo di nuovo, e l’operatrice, un po’ più gentile, ma comunque stizzita quando ripeto che il problema è loro mi fa sapere che comunque a loro non risulta alcuna richiesta di RID da parte mia (e allora perché non ricevo neanche il bollettino? Mah!), e che l’unica cosa che posso fare è scaricare il modulo dal sito (che insiste nel ridarmi due volte anche se le ho ripetuto che stavo guardando lo Sportello Online), e compilarlo comprensivo di documento d’identità, e spedirlo, ovviamente, via fax.
Nel frattempo, ho da pagare due bollette di Veritas tramite bonifico bancario, cosa che mi scoccia già che basta. Perlomeno non sembrano aver inserito interessi di mora per il pagamento in ritardo (perché se fosse successo, in quel caso il fatto che il problema fosse loro non sarebbe decisamente passato in secondo luogo così facilmente).
E tutto questo perché? Perché probabilmente qualche impiegato ha ben voluto ignorare il fatto che esiste l’IBAN e ha compilato la mia pratica con solo ABI e CAB nel momento del subentro, che da un lato è bastato per effettuare la richiesta di domiciliazione, ma dall’altro, essendo la prima fattura stata emessa nel 2010, non era abbastanza per effettuare l’addebito.
Poi il problema è che i giovani italiani non vanno fuori di casa, eh? Chissà come mai.