Scusatemi se non scrivo spesso in italiano, ma come ho detto in precedenza, lo faccio solo quando qualcosa è prettamente locale.
Ad ogni modo, oggi sono arrivati due tizi di Federico Motta Editore, come al solito volevano proporre qualcosa da vendere. Stavolta però c’è stato un cambiamento.
Cominciamo col dire che in casa abbiamo 18 enciclopedie, sì avete letto correttamente, diciotto. L’ultima acquistata l’anno scorso, una DeAgostini.
Questa volta volevano proporci l’acquisto di una sottoscrizione “a tempo indeterminato” alla loro enciclopedia online. Non vi dico cosa gli ho risposto in dettaglio, ma è semplice da immaginare che risposta gli abbia dato alla fine.
Ad ogni modo, questo mi ha fatto riflettere sull’importanza dello stampato, del cartaceo. La carta è una cosa che non cambia, la sua immutabilità la rende importante. Quando un aggiornamento è in realtà una sostituzione, qualsiasi opera perde di significato, a mio avviso.
Ho fatto loro un esempio banale, ma se io prendo la loro stessa enciclopedia, nell’edizione degli anni ‘80, e la leggo, vedrò uno spaccato della società degli anni ‘80, nel loro modo di vedere le cose, anche se i dati sono sbagliati, è utile sapere cosa pensavano all’epoca.
Poi c’è un altro fattore che bisogna considerare: la volatilità degli scrittori italiani. Se tutta l’informazione fosse online o in media digitali, e gli aggiornamenti fossero in realtà dei rimpiazzi, sarebbe banale per loro nascondere le loro passate opinioni; hanno detto qualcosa che non piace agli attuali politici? Aggiornamento, e via che spariscono le opinioni precedenti.
Per fortuna non è così al momento, e c’è ancora abbastanza carta stampata per evitare che questo accada; si può notare dalla rubrica di Marco Travaglio .
Ci sono poi decine di ragioni per cui una cosa come le enciclopedie online non prenderanno mai totalmente piede, ma lasciamole per un altro momento, in questo istante sono un po’ troppo stanco per riuscire a scrivere di più.