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Pubbliche Amministrazioni e Software Libero — Un caso pratico

Avevo promesso di scrivere a riguardo ancora il mese scorso; poi tra una cosa e l’altra mi è passato di mente, il tempo è quel che è, e non l’ho più fatto. Ieri sera ho assistito ad uno spettacolo di Marco Travaglio (la prima volta che riesco a vederlo con i miei occhi), e mi ha ridato la voglia di scrivere a riguardo.

Anche se si tratta di una faccenda politicizzata, non ho intenzione di tirare in ballo politici e partiti in questo momento; voglio solo mostrare come, agli occhi di un semplice programmatore, alcune nostre pubbliche amministrazioni stiano sprecando soldi, o perlomeno non utilizzandoli abbastanza per il bene comune. Come sempre, quando si parla di pubbliche amministrazioni e interessi, so che qualcuno se la prenderà; sinceramente non me ne importa. Quello di cui vado a parlare è un semplice caso di buon senso, di un’idea che non è né di sinistra né di destra; perché ormai non sono più di nessuno schieramento, o meglio non esiste più uno schieramento del buon senso in cui possa rispecchiarmi.

Nota: poiché questo post, spero, sarà letto da persone che non hanno grossa esperienza informatica, vorrei prima di tutto che leggesse cos’è il Software Libero prima di continuare con questo post.

Dopo questo decisamente lungo preambolo entriamo nel merito di questo post. Più o meno un anno fa, il Comune di Venezia (dove abito) ha inaugurato su larga scala un sistema per la segnalazione di problemi territoriali, chiamato IRIS (e visto che chi l’ha scritto probabilmente trova Google molto trendy, è “beta”), e realizzato dalla società (per azioni) Venis che si occupa di praticamente l’intero settore informatico del Comune. L’idea di fondo di IRIS è decisamente interessante: permettere ai cittadini di segnalare i problemi, pure con prove fotografiche, in modo da sapere dove è necessario agire; ho avuto qualche riserva quando ho saputo che la “prova su strada” (scusate il gioco di parole) di questo software è stata fatta al Lido, dove di strade ce ne sono veramente poche, prima di attivarla a Mestre, che è un cantiere aperto e che quindi è piena di problemi del genere, ma tralasciamo.

Ovviamente con questa premessa, appena mi è arrivata per posta l’indicazione che IRIS era attivo nella mia zona, ho deciso di riportare una certa discarica (che nel frattempo sta venendo molto lentamente smantellata — non grazie ad IRIS però)… non so se sia un caso di deformazione professionale, ma già al mio primo tentativo di usare il software ho trovato un bug: l’IP registrato come IP di segnalazione è un indirizzo IP interno, perché il server su cui gira IRIS è dietro ad una NAT inversa. La lettera che mi era arrivata diceva chiaramente che per ogni tipo di informazione o problema avrei dovuto chiamare una fantomatica “IRIS Room” (dal lato tecnico non significa nulla, ma dà una buona indicazione di quanto l’amministrazione comunale ha deciso di giocare questo su un piano più mediatico che pratico, a mio avviso)… in realtà il numero di telefono è semplicemente del municipio di Zelarino (dove abito); ho pure riconosciuto la signora che ha risposto perché era pure il periodo in cui entravo e uscivo dall’anagrafe per ufficializzare il mio cambio di nome; poiché là non avevano la minima idea di cosa stessi parlando, mi hanno fornito il numero dell’ufficio di Venis addetto ad IRIS (che, a quanto ne so io, non dovrei avere!); purtroppo il responsabile non era neanche in ufficio quindi hanno solo “preso nota” (avevo chiesto di essere informato alla risoluzione, non ho più sentito nessuno).

Spero che chi ha iniziato a leggere questo post sia ancora con me a questo punto, mi sono dilungato a parlare della mia esperienza perché questo tornerà in gioco fra poco; parliamo ora però dell’aspetto più tecnico e filosofico della cosa. IRIS è scritto con tecnologie Microsoft: ASP (non mi pare neppure .NET), VirtualEarth, e quindi sicuramente Windows Server e IIS. Si poteva fare la stessa cosa con tecnologie aperte e libere? Fino ad un certo punto sì, nel senso che tra VirtualEarth e Google Maps il passo non è enorme, entrambe sono tecnologie proprietarie, ma sicuramente si poteva evitare il grosso di software proprietario dovuto a Windows Server, IIS e ASP. Il software stesso è software proprietario, e infatti riporta “© 2008-2009 Comune di Venezia – Tutti i diritti riservati”.

Ora portare la faccenda da un punto di vista totalmente filosofico, dire che il Comune non dovrebbe usare software proprietario a priori perché è Male, è molto semplice; ed è altrettanto triviale controbattere che il Comune non dovrebbe fare queste scelte da un punto di vista strettamente filosofico e che dovrebbe piuttosto considerare le cose da un punto di vista tecnico e pratico. Per queste ragioni, non ho intenzione di parlare del punto di vista filosofico, ma invece di prendere in considerazione proprio il punto di vista tecnico, pratico e soprattutto economico, quest’ultimo punto di vista decisamente importante in un’Italia le cui amministrazioni si lamentano continuamente (giustamente o meno).

Non conosco, e non ho tempo da investire per investigare, le relazioni tra Venis e il Comune, e tra Venis e Microsoft; non lavoro per nessuno dei due né ho contatto diretto con i loro dipendenti. A quanto mi pare di capire, però, Venis si occupa del Comune come cliente unico, e quindi mi aspetterei che, piuttosto che lavorare per un profitto assoluto, lavori per fornire al Comune il miglior risultato al miglior prezzo, se così non fosse, non capisco per quale ragione il Comune debba affidarsi a loro. L’uso di software proprietario e di lock-ins viene solitamente accettato come un male necessario per la maggior parte delle aziende che rivendono software, ma se Venis si occupa di fornire servizi e infrastruttura al Comune non vedo dove sia il problema di avere un vantaggio nascondendo il proprio lavoro.

In particolare, non vedo nessun uso pratico commerciale del software dietro ad IRIS; oltre al fatto che si tratta di un software che non vedo estremamente difficile da reimplementare usando un qualsiasi linguaggio libero e Google Maps, ha senso solo per amministrazioni locali per la gestione dei problemi territoriali, e ben poco altro. Per quale ragione tenere segreto questo software? Sinceramente non ne vedo alcuna, se non qualche problema di “proprietà intellettuale” in caso di contratti con Microsoft (non sto dicendo esistano, come dicevo non so quali siano le relazioni con Microsoft in questo progetto, possono benissimo non aver niente a che fare con tutto ciò!).

Ora qual’è il problema ad avere questa applicazione come software proprietario anziché libero? Beh cominciamo dalla mia esperienza che ho riportato: se i sorgenti del software fossero stati disponibili, avrei potuto tranquillamente prendere, identificare il problema, creare una patch (una modifica ai sorgenti) e contattare Venis con la soluzione, o perlomeno con un’analisi del problema; ovviamente tutto questo senza chiedere loro dieci lire (o mezzo centesimo). Invece l’unica cosa che ho potuto fare è stato riportar loro che c’era un problema, senza poter dire dove e senza poter proporre una soluzione; non so se poi effettivamente i responsabili abbiano “perso” tempo risolvendolo o abbiano ignorato totalmente la mia segnalazione.

C’è poi un’altra situazione più interessante; visto che l’idea alla base di IRIS è decisamente interessante, ipoteticamente il comune di Roncofritto potrebbe voler implementare la stessa cosa; cosa deve fare? Contattare il Comune di Venezia? Venis? Dovrebbero pagare per avere il software? Quanti soldi in licenze Microsoft dovrebbero sborsare? Purtroppo il mio lavoro è quello del programmatore e non del giornalista investigativo, e il sito di IRIS non fornisce alcuna indicazione a riguardo di tutto questo. Sicuramente se IRIS fosse stato Software Libero, Roncofritto avrebbe potuto prendere i sorgenti e impostare a sua volta il suo sistema, eventualmente ritornando a Venis modifiche e miglioramenti, come sempre accade nel Software Libero in tutto il mondo… Già sento persone ribattere che comunque c’è bisogno di qualcuno che sappia gestire la cosa; in effetti dipende se Roncofritto ha già un suo omologo per Venis a cui affidare la gestione della cosa o meno… in quest’ultimo caso, potrebbero sempre contattare Venis stessa, direi; ma almeno avrebbero una scelta, e potrebbero cercare l’offerta più vantaggiosa, gli appalti non esistono per prendere mazzette, esistono per far risparmiare i soldi di tutti!

Ora posso accettare critiche che indichino che ho semplificato troppo; sono sicuro che la burocrazia che esiste nelle pubbliche amministrazioni, nei rapporti tra Venis e il Comune di Venezia, nei sistemi di licenza Microsoft, rende tutto questo più complicato. Sono anche sicuro che, ad oggi, la quantità di persone che possono effettivamente fare uso dei sorgenti di un software come IRIS è decisamente limitata. Queste non sono buone ragioni per tenere i sorgenti nascosti!

Una risposta probabilmente comune alla situazione che ho indicato sopra, specie nelle zone a me limitrofe, conoscendo la mentalità chiusa di fin troppe persone, sarà sulla linea di protestare che il Comune di Venezia ha speso soldi per implementare IRIS e che Roncofritto non dovrebbe poter far uso dello stesso software senza spendere gli stessi soldi. Trovo questa risposta decisamente retrograda e soprattutto illogica. I soldi di tasse pagati al comune sono soldi della collettività: se i soldi investiti da un Comune abbastanza grande come quello di Venezia possono far risparmiare soldi ad altri enti locali di qualsiasi tipo, non c’è ragione per fermarli; dopo tutto non aumentano i costi per il Comune. In particolare, troverei decisamente utile se tutti gli enti locali decidessero di lavorare assieme per fare le cose; non ha senso che “Comune che vai, sistema che trovi”: i requisiti tra Comuni sono decisamente simili, per quale motivo dovrebbero avere fornitori diversi?

Okay credo di essermi dilungato abbastanza, e probabilmente ho sforato parecchio dalla mia area di conoscenza; se qualcuno, con esperienza diretta con istituzioni, enti locali, comuni o Venis volesse correggermi o precisare qualcosa, ne sono lieto. Quel che spero è che chi dovrà prima o poi andare a decidere su queste cose, pensi un poco a informarsi e veda cosa fare per fare il miglior uso del denaro che noi tutti paghiamo. Anche se in Italia, sinceramente, ci conto tristemente poco.

Comments 1
  1. è come lo ‘sportello unico’ e la ‘carta regionale dei servizi’, ogni regione ha una sua implementazione dello sportello unico e una società apposita che gestisce la tessara regionale… a che pro? nessuna; dopo tutto tali servizi sono uguali per tutte le regioni con piccole differenze che si possono tranquillamente implementare lato server/client come personalizzazioni su un’unica soluzione hardware/software in (scusate il gioco di parole) comune tra i vari comuni e regioni.Fin quando il concetto delle “coorporazioni e delle associazioni” continuerà ad essere il pensiero predominante in italia, non ci sarà mai lavoro veramente libero e concorrenziale, ma dovrai essere “raccomandato” e avere “inciuci” con le PA. Come sempre viva l’Italia.

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